‘Una Roma senza Totti è una città senza sole.’
Basterebbe questa frase detta da un tifoso nel film per spiegare la venerazione per il Capitano dell’AS Roma: Francesco Totti, classe 1976, è lo sportivo che ha dato ad un popolo la rivalsa che in fondo ogni comunità desidera.
Per il romano vero non esiste che Roma, tutto il mondo gli appare estraneo perché il suo scetticismo e la sua malinconia gli fanno già pensare che ogni Potere e ogni grandezza possano scomparire il giorno dopo. Se c’è una vittoria possibile, universalmente riconosciuta nella Capitale, quella non può essere che dentro Roma stessa e il calcio dà uno sfogo al bisogno di sentirsi qualche volta vincitori.
Infascelli racconta proprio questo: la storia di un animale da campo con un talento naturale ed una conoscenza massima del gioco che porta la Roma alla ribalta dopo le vittorie del ‘42 e dell’83.
Giocando sempre con espressioni del passato, potremmo parlare di un ‘Divo Francesco’ e a vedere le immagini della festa continua scatenatasi il 17 giugno del 2001, con la folla che straborda nel campo e la celebrazione al Circo Massimo, l’espressione sembra più che giusta nel descrivere la venerazione per il numero 10 della squadra.
È un film che può perfettamente piacere ai profani: Totti è un fenomeno che va ben oltre il calcio, spiega una città intera e riesce pure ad unire a livello nazionale, come si può vedere nelle scene con Lippi che lo cerca dopo l’infortunio e quelle in Germania nel 2006.
Alex Infascelli fa un film de core che lascia parlare le immagini, dandoci una bella introduzione nell’Olimpico vuoto, con Totti a metà del fotogramma, con le luci degli schermi ai margini del campo che sembrano flash dei fotografi, con il crescendo della telecronaca in sincrono, come se si fosse aperta una radio come voice over.
E che dire degli stormi sopra Roma prima dello scudetto, con una transizione sonora che li lega con le voci dei tifosi?
Uguale felicità c’è nella citazione della voce narrante su un passo dei farisei relativo al matrimonio, mentre le immagini ci portano alle nozze con la Blasi ad Ara Coeli, creando un sottotesto dove la Moglie in senso espanso non può che essere Roma, irripudiabile ed insostituibile. Semmai ci penserà Cassano ad andare a Madrid lasciando la Magica.
Le parti più belle in questo film circolare, che parte e ritorna alla data del ritiro, il 27 maggio 2017 che divenne vero e proprio funerale cittadino, sono le scene dell’infanzia, dell’adolescenza e del saluto commosso all’Olimpico dopo una carriera che ha emozionato tifosi e non per un quarto di secolo.
Proprio come la figura cui è dedicato, il film non distingue tra appassionati di calcio e pubblico generico: forse un profano proverà anche più piacere per la piacevolezza della visione unita alla novità dei dettagli biografici, raccontati dall’autoironia del protagonista.
Il Totti che il film ci regala non è mai uscito realmente dai campi della Lodigiani: la sua spontaneità non ha risentito della fama e basta sentire i dialoghi dai filmati, vedere le foto private per avere sempre in mente l’immagine di un ragazzino che sogna di arrivare al livello del suo idolo, il Principe Giuseppe Giannini.
Che ironia del destino che quel ragazzino sia diventato il futuro numero 10, il Bimbo de Oro, Er Pupone, l’Orgoglio de Roma, superando il suo mito.